Materiali alternativi all’alluminio per il packaging flessibile

Materiali alternativi all’alluminio per il packaging flessibile

L’imballaggio flessibile è quel tipo di packaging che impiega dei materiali per natura non rigidi, utilizzati normalmente nell’industria alimentare, farmaceutica o di altre attività, per la protezione, la conservazione e il trasporto di prodotti.

La loro peculiarità è che si tratta di materiali facilmente reperibili. Di solito possiamo utilizzare il termine anche per designare le normali buste di carta e le shopping bag in materiale LDPE o HDPE (low density and high density polietylene). Ma ora passiamo al concetto fondamentale: quando erano richieste capacità di barriera molto elevate gli imballaggi flessibili, tradizionalmente, venivano prodotti per la maggioranza utilizzando un sottile film di alluminio.

Si tratta di un materiale estremamente comodo ad esempio nell’industria alimentare. Tuttavia, a causa della scarsa riciclabilità degli accoppiati multimateriali e la sua difficile reperibilità negli ultimi tempi si stanno utilizzando sempre più delle soluzioni alternative, in questo articolo ci adopereremo per fornire delle alternative per un packaging flessibile e sostenibile.

Il packaging flessibile deve essere sostenibile: una nuova frontiera

Solo recentemente, alcune importanti organizzazioni, tra cui anche il Ministero della Transizione Ecologica e l’UIF (Unione Italiana Food) hanno firmato un’intesa per la realizzazione comune di un grande obiettivo: la produzione di imballaggi flessibili di natura riciclabile e biodegradabile; soprattutto per l’industria agroalimentare.

Il nuovo obiettivo del packaging sostenibile si esplica in due principali sottocategorie:

  • la produzione di nuovi materiali per costituire confezionamenti imballaggi (cosa che implicherà un ampio lavoro di ricerca e realizzazione);
  • il riciclo degli imballaggi flessibili per ridurre lo spreco.

Si stima che ogni anno vengono prodotti circa 180.000 tonnellate di imballaggi, di cui 80% soltanto nell’industria alimentare. Per fortuna, grazie alle ultime misure salva spreco in favore di una transizione ecologica, circa il 70% degli imballaggi comincia ad essere realizzato in materiali riciclabili. Tuttavia, l’obiettivo sarebbe quello di creare imballaggi riciclabili al 100%, per evitare al massimo la produzione dei rifiuti.

L’intesa tra i paesi dell’Unione che ha portato alla scelta del programma Agenda 2030 ha come obiettivo comune proprio la produzione del 50% degli imballaggi UE in plastica riciclabile entro il 2025, mentre 100% entro il 2030. Un progetto ambizioso che deve passare per forza di cose attraverso la realizzazione di nuovi materiali per il packaging flessibile.

Packaging flessibile senza alluminio: quali materiali usare?

Per la realizzazione di packaging sostenibili sono state considerate numerose materie prime.

Già sul mercato possiamo trovare packaging che vengono definiti “Alu Free”, ovvero senza alluminio. Tali imballaggi possono essere composti da materiali accoppiati e, grazie al poliestere barrierato, mantiene ottime caratteristiche, performance e livelli di protezione paragonabili all’alluminio.

I materiali possono essere laminati multistrato di composto plastico, polipropilene (molto adatto agli imballaggi alimentari) e poliestere accoppiato al polietilene.

Questa scelta permette di ridurre notevolmente l’impatto ambientale, oltre che raggirare i problemi di forniture in questo periodo.

La produzione dovrebbe infatti favorire la circolarità dell’economia. In quest’ottica, gli imballaggi non devono essere più considerati uno scarto da utilizzare soltanto per il breve periodo della loro funzionalità originaria.

Anche la carta è tra i precursori dei packaging sostenibili ed alternativi, viene ampiamente utilizzata ancora oggi ed è stata la prima materia sostitutiva della plastica per lungo tempo ma a quanto pare non è abbastanza.

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